Per gli amanti della moda è il “museum to be” di Firenze e uno dei pochi in tutta Italia: il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, che dopo quasi cinque anni di ristrutturazione e la riapertura parziale dello scorso inverno, è tornato in tutto il suo rinnovato splendore, con un riallestimento totale e 8 sale nuove.
Un percorso espositivo che copre secoli di storia del costume e della moda, ora disposti non più per tematicamente ma cronologicamente, dal Settecento fino alla contemporaneità. Esposto in questo nuovo allestimento anche il nucleo centrale della collezione permanente della Galleria, composto da circa 60 capi e altrettanti accessori tra scarpe, borse, ventagli, ombrelli, guanti e cappelli.
L’ultima sezione ad essere stata riaperta al pubblico è quella dedicata al costume del XVIII e XIX secolo: 20 capi rari rappresentativi del lusso e dello sfarzo dell’epoca.
A dialogare con gli abiti, alcune opere coeve provenienti dalla collezione della Galleria degli Uffizi, così da raccontare la connessione tra arte e moda, come succede tra il completo di Federico Forquet, soprannominato “il Dior italiano”, e l’abito di Valentino accostati a un’opera di Alberto Burri.
Tra i capi esposti anche un meraviglioso abito da sposa in raso di seta d’avorio di Charles Frederick Worth, considerato l’inventore dell’haute couture, e la veste da casa di Jacques Doucet, qui esposta accanto a una scultura di Enrico Minerbi, realizzata per Franca Florio, una delle protagoniste della Belle Époque italiana, icona di stile e musa di poeti, artisti e scrittori.
Una vera e propria carrellata di meraviglie, abiti che raccontano la cultura e l’estetica dell’epoca che li ha prodotti, rivelando storie e segreti lontani.